
Voce del verbo rimuginare. Il primo significato è agitare rimescolando o rivoltando, ma è raro in senso proprio. Il secondo significato, usato in senso figurativo, è agitare nella mente o nel cuore, pensare molto e a lungo sopra una cosa, quasi rivolgendola in tutti i versi (Treccani).
Il rimuginare è un’attività mentale ripetitiva e pervasiva, che mobilita molte energie psichiche, e nei casi più gravi ricopre gran parte delle ore della giornata. Tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo ritrovati a rimuginare su un qualche cosa. Solitamente è qualcosa di negativo, che come una zanzara continua a ronzarci vicino l’orecchio.
Il problema nasce quando passiamo buona parte della giornata a rimuginare oppure quando il suo carattere pervasivo diventa insistente. Pervasivo vuol dire che si infiltra nella mente come l’acqua nelle fughe delle mattonelle, dove c’è spazio si infila e se ne prende anche di nuovo. Ripetitivo significa che come un martello continua a martellare, in alcuni istanti sembra abbia finito, e nel momento in cui stai per rilassarti e prendere fiato, torna di nuovo a martellare.
Il rimuginare, che in inglese si traduce worry, si riscontra in tutte le persone più o meno ansiose. Parlo di persone più o meno ansiose, perché qualunque aspetto della sofferenza mentale può essere visto lungo un gradiente che va da valori più bassi, a valori più alti. Perché l’ansia non è come le figurine del calcio “ce l’ho/non ce l’ho”. L’ansia è uno stato d’animo che noi tutti proviamo, il punto è capire quanto. Tanto da essere un pò distratti, tanto da rimanere svegli la notte, oppure tanto da non uscire di casa. E nel caso specifico dell’ansia bisogna tener conto non solo del “quanto”, ma anche del bersaglio della nostra ansia.
Caratteristiche del rimuginare
Tornando al rimuginare, è una delle manifestazioni dell’ansia che più mi appartiene. Di solito compare come un susseguirsi di pensieri che rimbalzano nella mente, e che di conseguenza mi distraggono da ciò che stavo pensando o facendo. Capita a volta che il rimuginare sia così forte da far fatica a distogliere l’attenzione. É come una calamita che attira di nuovo il mio flusso di pensieri. La fregatura non è solo ritrovarsi di nuovo a pensare a quella determinata cosa, ma è anche lo stato d’animo che scaturisce da questo continuo pensare. Lo stato d’animo è appunto quello che potremmo definire sommariamente come ansia. In me si manifesta come un’irrequietezza, che mi fa respirare nervosamente e che mi riempie la testa.
Un altro aspetto del rimuginare è che è trasversale. Non riguarda un argomento specifico dei nostri pensieri, bensì si attacca a qualunque tipo di preoccupazione. É come un atteggiamento che può assumere il nostro pensare, e il contenuto dei pensieri può variare. A seconda del tipo di preoccupazione può risultare più o meno difficile da rallentare.
Di solito per quanto riguarda me, il rimuginare tende ad attingere dal bacino delle mie preoccupazioni. O meglio, le mie preoccupazioni si esprimono attraverso il rimuginare. Se nella mia quotidianità accade qualcosa che va a toccare un mio aspetto di fragilità, allora scatta il rimuginio.
Le mie soluzioni al rimuginare
Studiando mi sono imbattuta in un detto cinese che recita così: che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa non potete impedirlo, ma potete evitare che ci costruiscano un nido.
La soluzione definitiva al rimuginare non l’ho trovata, non credo ci sia. Però attraverso la psicoterapia personale, ho imparato a conoscere i famosi bacini di preoccupazioni. Conosco i temi ricorrenti che fanno parte della mia vita mentale ed emotiva, cosa mi spaventa e cosa mi mette in difficoltà. E maneggiando le mie fragilità, di conseguenza il rimuginare si placa un pò.
Un altro modo che ho trovato per affrontare il rimuginare incessante è scrivere. Quando arriva un pensiero, che nonostante lo conosca, martella e non molla il colpo, comincio a scrivere. Scrivere mi aiuta a rallentare il flusso di pensieri e a tirarli fuori dalla mente, in questo modo si libera spazio.